I cedri sono conifere appartenenti al genere Cedrus; i più comuni sono 3: Cedrus atlantica, Cedrus deodara, Cedrus libani.
Innanzitutto impariamo a distinguerli dagli altri generi di conifere, spesso infatti ci imbattiamo in clienti convinti di avere a che fare con pini o con abeti.
Al genere Cedrus appartengono le conifere sempreverdi che hanno gli aghi portati a mazzetti, cioè in gruppi da 30 a 60 che nascono tutti da un’unica gemma posta su una specie di “picciolo”, che in realtà è un cortissimo rametto chiamato “brachiblasto”. Li vedremo dunque spuntare tutti da un unico punto.
Inoltre il frutto è una “pigna” (chiamata “strobilo”) formata da molte squame, che si staccano a maturità, molto diversa dagli strobili tipici dei pini.
Se quindi avete una conifera con aghi a mazzetti e strobili come sopra, allora parlate di cedri, non di pini nè di abeti.
Le diverse specie di cedri sono interfeconde tra loro, quindi esistono molti ibridi che possono rendere difficile il riconoscimento della specie, cosa peraltro di secondaria importanza. Se però volete cimentarvi nel riconoscimento del nome esatto degli alberi del vostro giardino, ecco le caratteristiche distintive delle 3 specie più comuni:
Cedrus deodara:
- aghi a mazzetti lunghi e flessibili, verde chiaro
- strobili a forma di uovo
- chioma fitta
- getti terminali dei rami penduli. Ciò si nota bene allontanandosi dalla pianta.
Cedrus atlantica:
- aghi a mazzetti più corti, verde scuro
- strobili incavati all’apice
- chioma rada, permeabile
- getti terminali dei rami ben dritti. Attenzione perchè i nuovi getti in primavera sono penduli, e potrebbero indurci a confondere la pianta con il deodara.
Cedrus libani:
- molto difficilmente riconoscibile dal Cedrus atlantica finchè non raggiunge un’età matura (100 anni)
- fusto policormico (si riconoscono diversi fusti principali), soprattutto in età molto avanzata è caratterizzato da grandi palchi orizzontali
Ora che abbiamo fatto amicizia con il genere Cedrus, una raccomandazione è d’obbligo: NON CAPITOZZIAMOLO!
I cedri sono alberi di prima grandezza, frequenti -ahinoi- in spazi angusti tra i palazzi, mostrando presto le conseguenze di evidenti errori di progettazione.
Tentare di ridurne lo sviluppo ridimensionando l’altezza della pianta e la lunghezza dei rami con drastiche potature è una mutilazione inutile, antiestetica, antieconomica, dannosa e pericolosa. Quando tagliamo la cima di un cedro i rami più vicini al taglio tenderanno a formare una nuova cima, quindi cresceranno verso l’alto in maniera instabile e sensibile alla rottura.
Inoltre le conifere non ricacciano da gemme latenti, quindi nulla di buono possiamo aspettarci da quelle potature “a tutta chioma” che tentano di trasformare i cedri in cipressi.
Se il cedro ha lo spazio necessario per il suo sviluppo, rivolgetevi ad un arboricoltore professionista per leggere potature di rimonda del secco e di correzione di piccole situazioni, o di operazioni di consolidamento laddove l’arboricoltore lo ritenga necessario. Ricordate che un albero mai potato è sicuramente più sano e più sicuro di un albero potato male.
Se il cedro lì dov’è proprio “non c’entra” allora è inutile accanirsi con capitozzature periodiche: vale la pena sostituire la pianta con una più appropriata.